Yulin e Bok Nal: l’ecatombe del migliore amico dell’uomo
Come ogni estate vanno in scena i festival degli orrori
Lo “Yulin Dog Meat Festival” ed i “Bok Nal” sono celebrazioni annuali che hanno più di una caratteristica in comune.
Quella principale è purtroppo e senza dubbio il piatto forte dei loro menu: carne di cane!
Anche se, in verità, sarebbe meglio parlare di animali domestici: l’ecatombe coinvolge infatti, anche se in minor misura, anche i gatti.
Ogni anno, ormai da un decennio, a Yulin -nella regione autonoma cinese del Guangxi- si saluta l’arrivo dell’estate con una settimana di festeggiamenti.
Ma il solstizio d’estate a Yulin preannuncia non soltanto l’arrivo della calura, ma anche l’apertura dell’odioso Festival e la correlata mattanza di cani e gatti.
Stessa cosa accade in Corea del Sud durante i “Bok Nal” (“giorni del cane”), sempre in estate (quest’anno il 17-27 luglio e 16 agosto) e sempre con relativo sterminio dei poveri animali.
Ma perché proprio in estate?
La risposta sta nei poteri che certa tradizione orientale conferisce alle carni dei nostri amici a quattro zampe.
Doti refrigeranti per l’organismo umano in primis, ma non solo.
Onnipresenti, infatti, sono le solite leggende sui poteri afrodisiaci di certi particolari cibi e questa volta tocca ai malcapitati cani!
Trafficanti, rapimenti e crudeli macellazioni
Durante il Festival di Yulin si stima che vengano sacrificati all’immorale causa fra i 10 ed i 15 mila esemplari fra cani e gatti.
In entrambi i Paesi l’allevamento di cani a fini alimentari è un business molto redditizio e, data la dilagante povertà, a volte irrinunciabile.
Gli sfortunati animali vengono allevati in condizioni indicibili nell’arco dell’anno per poi essere venduti in prossimità dei macabri festeggiamenti a prezzi esorbitanti.
Veri e propri trafficanti che nulla hanno a che vedere con gli allevatori così come li intendiamo nel mondo occidentale.
Buona parte delle vittime designate, inoltre, è rappresentata da randagi catturati per le strade.
Fortemente diffusa è poi anche l’odiosa prassi dei rapimenti.
Gli animali sottratti indebitamente ai loro legittimi proprietari sono addirittura gli esemplari più ambiti!
Pare che alla base di questo orribile modus operandi ci sia la diffusa e assurda credenza che le carni di un animale beneamato in vita siano ancora maggiormente benefiche per chi le consuma.
Riprovevoli ed oltremodo cruente sono le modalità di macellazione dei poveri quattrozampe.
Si ritiene infatti che più atroce sia la sofferenza inflitta agli sfortunati cani durante la mattanza, maggiori saranno i benefici -soprattutto afrodisiaci- che ne trarrano i consumatori.
Passato e presente confidando in un futuro migliore
Nella tradizione orientale il consumo di carni di animali domestici ha radici molto antiche, in Cina era consuetudine già durante la dinastia Ming (1300-1600).
Anticamente erano il dilagare di guerre e carestie a costringere la popolazione a cibarsi dei propri animali e durante il regime di Mao Tze Tung si sfiorò addirittura l’ecatombe di cani e gatti.
Il Comunismo li considerava beni di lusso ed imponeva ai possessori tasse esorbitanti incoraggiandone così enormemente il consumo fra la popolazione ormai ridotta allo stremo.
In entrambi i casi, però, ci si trovava davanti a scelte praticamente obbligate, dettate da bisogni irrinunciabili come lo è la fame.
Oggi, invece, questa assurda e crudele pratica appare pervasa da un anacronismo inaccettabile e, nonostante la miseria ancora diffusa nelle aree interessate, non più giustificabile.
D’altro canto è doveroso puntualizzare che non tutti i Cinesi, i Coreani o i Vietnamiti sono “mangiatori di cani”.
Stiamo parlando, fortunatamente, di minoranze.
Secondo un sondaggio di Horizon il 70% dei cinesi non ha mai consumato carne di cane ed il 62% crede che il festival di Yulin danneggi l’immagine della Cina intera.
La strada da percorrere è senz’altro quella della sensibilizzazione e dell’aperta contestazione che tante associazioni animaliste hanno già intrapreso da tempo.
Inoltre fa ben sperare il disegno di legge sud-coreano che mirerebbe a vietare in toto l’uccisione di cani e gatti a fini alimentari.
Moon Jae-In, presidente della Corea del Sud, appoggia apertamente questa causa con la sua stessa condotta.
Infatti, non soltanto non si ciba di carne canina, ma ha scelto proprio un cane come animale da compagnia.
Nella Repubblica Popolare Cinese, per chi se lo può permettere, il piacere della compagnia di un animale domestico è oggi uno status symbol ricercato ed ambito.
Una nuova sensibilità, oltre alle migliorate condizioni economiche, si sta diffondendo anche in questa remota parte del mondo…
incrociamo le dita!