SIBERIAN HUSKY

Eroe del Grande Nord

Standard

Codice FCI 270, Gruppo 5 Cani tipo spitz e tipo primitivo, Sezione 1A

Vita Media

12-15 anni

Peso

Femmina 15,5-23 kg

Maschio 20,5-28 kg

Altezza

Femmina 50,5-56 cm

Maschio 53,5-60 cm

Colori

Tutti i colori, dal nero al bianco totale

Pelo

Medio-lungo e doppio

Cenni storici

Quella del Siberian Husky è una delle razze canine più antiche e meno manipolate dall’uomo che si conosca.

 

La sua storia è indissolubilmente legata al popolo dei Ciukci.

Nomadi cacciatori di origini antichissime, hanno da sempre battuto le regioni più remote dell’odierna Siberia, accompagnati nei loro spostamenti da mute di cani utilizzati tanto come animali da traino che da caccia.

 

Sono forgiati dalla selezione naturale dettata dal clima ostile della loro area di diffusione.

Oltre a questo, i Siberian Husky hanno dovuto sottostare ad un vero e proprio programma di allevamento, seppur primitivo, ad opera dei loro primi compagni umani.

Solo gli esemplari più forti e resistenti -docili e poco rissosi- venivano fatti accoppiare, trasmettendo generazione dopo generazione i tratti fisici e caratteriali tipici della razza così come la conosciamo oggi.

 

La sua popolarità nel mondo occidentale risale all’epoca dei pionieri cercatori d’oro del Grande Nord, trasferitisi fra Yuokon ed Alaska alla fine del XVIII secolo.

Ad accompagnarli in questa colonizzazione in una regione tanto estrema portarono con se i loro cani, rivelatesi però non idonei a sopportare i rigori del clima che li attendeva al loro arrivo.

Capirono ben presto di doversi rivolgere alle popolazioni locali per rifornirsi di animali adattati alla vita in un territorio tanto inospitale.

Fu così che vennero a conoscenza delle razze nordiche con le quali, oltre al normale utilizzo come animali da lavoro, iniziarono ad organizzare le prime corse con le slitte.

 

Da qui in poi iniziò una seconda vita per i nostri Siberian Husky e per i loro leggendari conduttori, “musher” in Inglese.

Furono John Johnson e Leonard Seppala, leggende fra i musher di tutti i tempi, a polverizzare ogni record alla guida dei loro Husky nella famosa gara di resistenza “All Alaska Sweepstakes” all’inizio del 1900.

Appannaggio sino a quel momento di altre razze canine, fra tutti gli Alaskan Malamute, da quei primi esordi gloriosi le doti dei Siberian Husky sono state svelate al mondo intero vedendoli imporsi in ogni competizione sportiva.

 

Quando, nel 1925, una tempesta di neve senza precedenti isolò la cittadina di Nome dal resto del mondo, fu proprio una staffetta di questi cani che riuscì nell’impresa che li consacrò come leggenda.

Balto, il cane di testa della muta di Gunnar Kasson, tornò dopo aver corso per 127 ore nella tormenta.

Con il suo prezioso carico di medicinali salvò così la vita alla popolazione colpita da un’epidemia di difterite.

L’eco delle sua impresa si diffuse ben presto negli Stati Uniti dove a New York, in Hyde Park, gli venne addirittura dedicato un monumento.

 

L’American Kennel club riconobbe la razza nel 1930.

Nel 1938 il Siberian Husky club of America redasse il primo standard ufficiale.

 

Caratteristiche fisiche e comportamento

L’aspetto è così simile a quello dei lupi da indurre erroneamente a credere che le due specie siano in qualche modo imparentate.

Compatto, forte e muscoloso, ma agile ed elegante nei movimenti al tempo stesso.

 

Il cranio leggermente arrotondato si restringe notevolmente verso il muso, dando alla testa la tipica forma di cuneo.

Le orecchie sono piccole per disperdere il meno calore possibile, attaccate alte e ravvicinate fra loro, ricoperte di pelo e portate dritte.

Gli occhi che lo hanno reso famoso -possono presentarsi in colorazioni diverse, persino nello stesso esemplare– in alcuni casi sono stati la causa di tanti mali.

Il fatto di poterli avere azzurri ha fatto sì che allevatori disonesti insistessero con gli accoppiamenti fra consanguinei.

Pratica che espone la razza a patologie trasmissibili geneticamente al solo fine di soddisfare una preferenza puramente estetica.

Il mantello è composto da un fitto sottopelo isolante a da un pelo di guardia esterno che può presentarsi in una varietà di colore molto vasta, con tipici disegni sul muso.

La coda, folta e vaporosa, viene portata a falce sul dorso quando è in attenzione.

 

E’ un cane primitivo che si colloca sul gradino più alto della scala neotenica.

Deve essere coinvolto in ogni attività della famiglia, che considera come branco.

Il suo essere estremamente gerarchico lo porta a trattare come capo a cui sottomettersi solo chi è in grado di conquistarsi la sua fiducia.

Diversamente, se non si dimostrerà di essere all’altezza del ruolo, non si otterrà da lui la minima considerazione.

 

L’originario impiego come animale da caccia emerge ogni qual volta il cane ne abbia la possibilità, incurante dei richiami che non hanno nessun effetto contro secoli di selezione naturale.

Abituato ad esplorare le vaste zone del nord in cerca di selvaggina, la sua tendenza ad allontanarsi da solo anche per lunghi periodi 

mal si adatta alla vita cittadina che lo vede costretto in un ambiente a lui poco idoneo.

 

Per sopperire a questo bisogno di movimento e di “ritorno alle origini” che contraddistingue questa affascinante razza, oggi le possibilità sono tante, a partire dagli sport per i quali è nata.

Passata la moda del “cane con gli occhi azzurri” di alcuni decenni fa, i possessori odierni di Siberian Husky sono consapevoli delle esigenze dei loro compagni.

 

Si dimostrano per niente territoriali e nutrono una vera passione per il genere umano, caratteristiche che li rendono inadatti alla guardia e alla difesa.

Vanno valorizzati per quello che realmente sono: compagni sinceri a patto di rapportarsi a loro nel modo giusto,  sempre pronti a mostrarci la natura selvaggia che li contraddistingue.

 

Purtroppo le maggiori associazioni rescue di Stati Uniti e Regno Unito stanno registrando uno spaventoso aumento di abbandoni di Siberian Husky.

La loro popolarità dovuta alla serie televisiva Game of Thrones li sta infatti esponendo per l’ennesima volta all’egoismo umano ed alle sue nefaste conseguenze.